Non è mai bello ammetterlo, ma è così: l’editor non ha sempre ragione.
Mi sembrava giusto “inaugurare” questa rubrica (rubrica?) dedicata alla Vita da editor con qualche riga scarsamente celebrativa per queste figure professionali.
La premessa è doverosa: un redattore non lavora soltanto nel suo ufficio o (se non ne ha uno…) alla sua scrivania. La sua è una delle categorie a maggior rischio di deformazione professionale. Perché non ci sarà mai parola scritta – dai bugiardini dei medicinali, ai dépliant delle offerte del supermercato, alle istruzioni della lavatrice – da cui non si sentirà urtato non appena scorgerà in essa il suo nemico.
Il refuso.
Le persone a lui vicine grideranno alla patologia. Faranno collette per far sì che possa permettersi delle serie cure perché, in fondo, è possibile comprendere come si fa la manutenzione della lavatrice anche se sul libretto delle istruzioni c’è scritto di aprire il cestelo.
Non è però il cestelo a urtare la sensibilità del redattore. Semmai lo è tutto il retroscena di quella l sfuggita. Probabilmente la possibilità di immaginare una delle seguenti situazioni:
1) un’azienda che ritiene superflua la presenza di una figura come la sua, cosa da cui sente sminuito il suo ruolo;
2) una mole di lavoro eccessiva che non ha permesso di dedicare a quel testo il tempo necessario a evitare svarioni;
3) una semplice e umana svista davanti alla quale si batterà il petto tutte le volte che potrà.
E lo farà davvero perché la sua ambizione è il testo perfetto e la sua maledizione è la consapevolezza che la perfezione non esiste.
Con questo non voglio dire di avere pietà per questi poveri fissati senza speranza. E nemmeno che sia giusto ritenere sostituibile, da chiunque parli semplicemente l’italiano, una figura come questa (vedi 1) o che sia possibile pensare di ottenere un testo impeccabile in poco tempo (e magari con compensi ristretti… vedi 2).
Voglio solo dire che l’editor, il redattore e il correttore di bozze possono (devono) essere bravi, meglio se bravissimi. Devono avere costantemente dubbi, di ogni tipo, e fugarli in ogni modo, possibile e impossibile. Devono consultare un dizionario o un’enciclopedia anche quando si sentono super sicuri.
Ma non sono né onnipotenti, né onniscienti. Né lettori ottici. E quindi (a volte), sbagliano.
Semplicemente, sbagliano.